Discografia

DISCOGRAFIA O DISCOLOGIA

 

L’interpretazione e l’esecuzione di una composizione musicale sono azioni che vanno sempre più specializzandosi per ogni genere di musica, in particolare per quella ‘colta’. Studiare le fonti musicali, i trattati teorici e l’organologia per una esecuzione filologicamente attendibile, sono ormai passaggi obbligati per tutti coloro che si dedicano a questo specifico repertorio musicale. In pratica va sempre più affermandosi il lavoro sinergico tra l’esecutore e il musicologo.

Indubbiamente questo lavoro di collaborazione si rende maggiormente necessario soprattutto per la musica antica almeno fino al Settecento, un repertorio che in Italia inizia ad essere considerato solo dopo il secondo conflitto mondiale e che soltanto in epoca più recente, dagli anni Ottanta, è divenuto pratica specialistica.

Ad iniziare dal 1877 tali professionisti (esecutore e musicologo) possono però beneficiare di una nuova fonte di studio: il disco. Si tratta di una fonte specifica, che resta immutata nel tempo – salvo il logorio del supporto sonoro – che permette di ascoltare e studiare le esecuzioni musicali del passato relative a un particolare artista, a uno specifico compositore o a un determinato periodo storico-musicale.

Ma è bene fare chiarezza sui termini da usare, discografia o discologia.

Facciamo un esempio. Nel mondo ci sono tante piramidi. Gli archeologi le hanno rintracciate, le hanno contate, le hanno misurate, ne hanno comparato le misure, ne hanno analizzato le tecniche di costruzioni e infine hanno considerato i periodi storico-artistici che le hanno prodotte. Tutto questo per lo studio di una civiltà del passato anche con l’intento di trarne insegnamenti per il presente e per il futuro.

Cambiando ora il soggetto e ponendo il disco al posto della piramide, si può comprendere la differenza tra “discografia” (da altri chiamata anche fonografia) “e discologia”. Anche se l’accettazione del secondo termine è ancora lungi dall’essere unanime, è chiaro che quest’ultimo deve essere ricondotto a una scienza e il primo a una relativa tecnica.

Entrando nello specifico, la discologia è la scienza che permette, utilizzando i vari tipi di supporto sonori, attraverso l’analisi comparata dei loro contenuti, di studiare l’evoluzione della prassi esecutiva e interpretativa di un musicista, di conoscere l’idea musicologica e musicale che si aveva di un compositore e come queste si siano modificate nel tempo. Ma ci permette anche di prendere atto delle tecniche di registrazione, delle modificazioni degli strumenti musicali e l’importanza che la nascita e lo sviluppo del disco ha avuto e avrà sempre nella nostra società, nelle nostre scelte e nella nostra quotidianità.

Prima di dell’analisi comparata è però indispensabile rintracciare i dischi che ci interessano, individuando il più possibile gli esecutori, ordinarli cronologicamente rintracciando la data e il luogo di registrazione (come pure indicare se si tratta di una registrazione live o in studio) e considerare il tipo di supporto sonoro in quanto quest’ultimo incide enormemente sul contenuto sonora. Solo dopo queste acquisizioni, che potrebbero riguardare un solo tipo di supporto sonoro come pure – ad esempio – un singolo esecutore o una sola specifica composizione, si passerebbe all’analisi musicale al fine di trarne indicazioni filologiche utili ai nostri studi preparatori un concerto o per semplice passione musicale.

Per togliere ogni dubbio di utilizzazione di termine, quindi, basterebbe pensare agli equivoci che si incontrerebbero quando si volesse indicare colui che si occupa di discografia visto che si dovrebbe chiamare discografo?, discografico? (entrambi con significati diversi da quello che qui ci interessa). Di contro, al pari di altre voci come sociologia, archeologia, psicologia, la parola discologia/discologo, non creerebbe alcun dubbio di comprensione. Pertanto, pur se attualmente il termine discografia è molto più usato, l’utilizzazione di discologia sarebbe molto più pertinente a indicare questa nuova scienza musicale.

Naturalmente è possibile ignorare qualsiasi studio musicologico/discologico per affrontare un concerto fidandosi delle proprie capacità, ma queste, anche se inconsciamente, sono sempre influenzate dalle nostre conoscenze, approfondite o superficiali che siano.

 

Personalmente siamo però sempre più convinti che l’approccio sinergico più volte ricordato, farà indubbiamente la differenza tra il musicista e il Musicista.

 

 

Gianluca Tarquinio